Nei luoghi del Casentino per incontrarci, sulla Rete per proseguire il nostro cammino
giovedì 10 dicembre 2015
mercoledì 2 dicembre 2015
Sabato 12, Romena e Rondine insieme per i 20 anni della Fondazione Baracchi
Un pomeriggio di incontri, testimonianze
e musica per incrociare le traiettorie di tre realtà del nostro territorio
impegnate per la pace e la solidarietà. Si intitola “Voli di speranza”
l'iniziativa in programma sabato 12 dicembre, ore 16, presso la pieve
di Romena: in occasione dei 20 anni della Fondazione Giuseppe e Adele
Baracchi, la colomba, che accompagna il cammino della Fraternità di Romena e
la rondine, simbolo della omonima Cittadella della Pace, voleranno insieme per
testimoniare che è la speranza a dare le ali a ogni cammino di
vita.
Questo incontro a più voci ha una valenza
fortemente simbolica: nel corso della sua attività, iniziata nel 1995, la
Fondazione Baracchi ha accompagnato
e promosso tante realtà sociali e culturali della nostra terra, con una attenzione particolare proprio a Rondine e Romena.
Entrambe queste realtà, nell'ottica della
Fondazione, sono impegnate a sostenere la crescita di ogni uomo: a Rondine,
grazie all'incontro tra giovani studenti di Paesi in conflitto, si sperimenta concretamente che la pace
tra i popoli è possibile, a Romena,
grazie alle attività che animano l'antica pieve, tanti viandanti di questo tempo trovano uno spazio di autenticità per ritrovare
se stessi e un senso per vivere.
L'incontro “Voli di speranza” metterà
insieme persone, immagini, testimonianze artistiche e musicali di tutte queste
realtà per comporre un pomeriggio stimolante e festoso.
Nel corso dell'incontro, cui naturalmente
parteciperanno i responsabili della Fraternità di Romena (don Luigi Verdi) e di
Rondine Cittadella della Pace
(Franco Vaccari), verrà presentata la testimonianza-spettacolo
“Dissonanze in accordo” con la partecipazione degli studenti della Cittadella
della Pace e dell'orchestra Ensemble di Rondine.
Sullo sfondo della giornata il ricordo
vivo e presente di Giuseppe e Adele Baracchi che quest'anno ci hanno lasciato ma
che continuano a essere presenti attraverso le attività che hanno promosso e
sostenuto con tanto slancio.
L'ingresso a “Voli di speranza” è,
naturalmente, libero.
“Voli di speranza” - Le tre realtà
coinvolte
La Fondazione Giuseppe e Adele
Baracchi
Testimoniare l'amore per la
propria terra attraverso la creazione di un punto di riferimento culturale al
servizio di tutto il Casentino. E' questo l'obiettivo di fondo della Fondazione
dedicata a Giuseppe e Adele Baracchi e da loro creata nel
1995.
Da vent'anni la Fondazione
promuove numerose iniziative sociali e culturali, animata dall'intento di
sviluppare nel territorio nuove sensibilità, cercando di valorizzare risorse e
patrimoni locali.
La Fraternità di Romena
Un porto di terra, dove
possano approdare in libertà i viandanti del nostro tempo in cammino verso se
stessi, e in ricerca di un senso per vivere. A tutti loro Romena offre uno
spazio dove sostare e dove “fare casa”, prima di partire di
nuovo.
La Fraternità nasce nel
1991 intorno a una bellissima pieve romanica a cui cerca di ispirarsi per essere
dono di semplicità, di accoglienza e di silenzio per chiunque si
avvicina.
Rondine - Cittadella della
Pace
Giovani provenienti da
Paesi identificati dalla storia come “nemici” arrivano nel borgo medievale di
Rondine, vicino ad Arezzo, per sperimentare insieme che la convivenza e la pace
sono possibili e per diventarne ambasciatori nei loro Paesi
d'origine.
Intorno al loro cammino di
formazione e di studio si sviluppano percorsi artistici, culturali e sociali che
fanno di Rondine una vera scuola di pace, tanto che quest'anno la Cittadella è
stata candidata al premio Nobel.
venerdì 27 novembre 2015
sabato 31 ottobre 2015
Si riparte con le parole di Ermes Ronchi
“Vivere è l'infinita pazienza di ricominciare”: è questa la suggestiva espressione di padre Ermes Ronchi da cui prenderà il via il prossimo appuntamento del percorso “Le parole e il silenzio” in programma domenica 8 novembre (ore 15, ingresso libero) alla pieve di Romena in Casentino. E sarà proprio padre Ermes, frate dei servi di Maria, nonché una delle voci più profonde, poetiche e libere della spiritualità di oggi il protagonista dell'incontro.
“L'infinita pazienza di ricominciare, ogni giorno ritrovare se stessi, ogni giorno abbracciare l'infinito” è il titolo dell'iniziativa che si inserisce nel ciclo 2015, intitolato “Ritorno a casa” per esprimere il bisogno, per ciascuna persona, di uscire dalle frenesie del quotidiano per ritrovare una dimensione familiare, dove esprimere se stessi. E' parte di questo percorso il bisogno di tenere uno spazio aperto, nel quale ciascuno possa mettere silenzio, preghiera, ascolto profondo, al fine di trovare la spinta giusta, ogni giorno, per ricominciare. Ermes Ronchi, poeta della fede e della vita, con le sue parole e la sua testimonianza alimenterà la ricerca e il cammino per riconoscere questo spazio, così prezioso per la nostra esistenza.
Frate dell’Ordine dei Servi di Santa Maria, Ermes Ronchi è nato nel 1947 a Racchiuso di Attimis in Friuli (UD). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Roma presso la Pontificia facoltà teologica Marianum e si è perfezionato a Parigi.
I suoi grandi maestri sono stati padre Giovanni Vannucci. E David Turoldo. E padre Ermes Ronchi sintetizza con originalità le loro grandi doti: la profondità e l'apertura di Vannucci e l'afflato poetico di Turoldo. Attualmente vive nel convento di San Carlo al Corso Milano, di cui è priore e dove dirige il centro culturale Corsia dei Servi.
Collabora con diversi giornali e riviste e per cinque anni ha curato il commento al Vangelo della domenica per la trasmissione televisiva “A sua immagine” su Rai Uno.
Docente al Marianum, è autore di numerosi libri. Due di questi “Il futuro ha un cuore di tenda” e “Una fede nuda” li ha pubblicati con le Edizioni Romena.
Il percorso Le parole è il silenzio è organizzato dalla Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi. L'incontro sarà condotto come sempre dai giornalisti Paolo Ciampi e Massimo Orlandi.
venerdì 19 giugno 2015
Su la testa! Il nuovo libro de Le parole e il silenzio
Massimo Orlandi - Paolo Ciampi
SU LA TESTA!
Il coraggio di cambiare Un futuro da inventare
Il coraggio di cambiare Un futuro da inventare
“Il modo migliore per realizzare
un sogno è quello di svegliarsi”
un sogno è quello di svegliarsi”
Paul Valery
Si aprono piccoli squarci di orizzonte nella crisi che da anni incatena il nostro Paese. Sono giovani che realizzano idee originali e sostenibili, sono imprenditori, artisti, associazioni che inventano nuovi modi di far le cose insieme.
Giornalisti come Daniel Tarozzi e Giorgio Zanchini, economisti come Ugo Biggeri e Marco Tognetti, scrittori come Tiziano Fratus, e conduttori radiofonici come Massimo Cirri, ci accompagnano in quest’Italia che costruisce il “nuovo”, che riparte, che rialza la testa. E’ un viaggio sorprendente, che si alimenta anche di 20 casi concreti, raccolti in Casentino. Esperienze reali, vive. Che ci dimostrano come la luce non sia oltre il tunnel della crisi. La luce, una piccola, ma incoraggiante luce di speranza, è già qui.
Edizioni Romena, Maggio 2015, pagine 144
ISBN 978-88-89669-61-7
ISBN 978-88-89669-61-7
domenica 14 giugno 2015
mercoledì 27 maggio 2015
Ritorno a casa: si ricomincia con Duccio Demetrio e Luigi Nacci
“Incontra te stesso”. Parte da questa proposta appassionante, coinvolgente, diretta a tutti il nuovo ciclo di incontri de Le parole e il silenzio. Un invito che si accompagna, come sempre, alla presenza di un grande esperto: in questo caso Duccio Demetrio, un grande studioso che ha fatto dei percorsi di ricerca e di racconto di se stessi il perno del suo percorso di docente universitario e di saggista.
L'incontro con Duccio Demetrio è in programma domenica 7 giugno, ore 15, alla pieve di Romena, in Casentino, un luogo quindi di semplicità e di bellezza, componenti necessarie per i cammini verso di sè.
Duccio Demetrio è da sempre un attento osservatore della condizione adulta e dei suoi problemi esistenziali. Già professore ordinario di Filosofia dell'educazione e di Teorie e pratiche della narrazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca , è oggi direttore scientifico della Libera università dell'Autobiografia di Anghiari (AR), da lui fondata nel 1998 con Saverio Tutino, e dell'Accademia del silenzio.
Nelle sue numerose pubblicazioni ritorna molte volte il tema del cammino verso di sè, dell'autobiografia, e anche altre questioni cruciali dell'uomo: il suo rapporto con l'altro, con la terra, con la fede.
Dunque un interlocutore qualificatissimo per avviare il ciclo numero 9 de Le parole e il silenzio: un ciclo che è stato intitolato “Ritorno a casa” per evidenziare il bisogno, di ciascuno di noi, di ritrovare quelle dimensioni di silenzio, di conoscenza e di incontro che ci facciano sentire a nostro agio con noi stessi, a casa insomma.
E dopo aver fatto 'casa' in se stessi, il secondo intorno ci porterà a esplorare il nostro ambiente, ma in un modo lento e sostenibile: cioè camminando a piedi.
“Alzati e cammina” avrà come punto di ritrovo l'eremo di Quorle ( a 6 km da Poppi), e poi si svilupperà come una camminata nei boschi del Pratomagno. Una camminata adatta a tutti che sarà guidata e scandita da due guide speciali: Wolfgang Fasser, custode dell'eremo di Quorle che, da non vedente, ci mostrerà la bellezza di un cammino che utilizzi tutti i sensi, e da un giornalista e scrittore, Luigi Nacci, tra i fondatori dell'Associazione Movimento Lento e guida della “Compagnia dei Cammini“. Quest'ultimo appuntamento è in programma il pomeriggio del prossimo 20 giugno (ore 15.30).
Il percorso Le parole è il silenzio è organizzato dalla Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi. Gli incontri saranno condotti come sempre dai giornalisti Paolo Ciampi e Massimo Orlandi.
martedì 19 maggio 2015
sabato 14 febbraio 2015
"Semina i tuoi sogni, crescerà la tua vita": il nostro saluto a Giuseppe
«Semina i tuoi sogni, crescerà la tua vita».
Ora che Giuseppe Baracchi ci ha lasciato per noi è difficile trovare le parole giuste. E forse è più giusto il silenzio, che poi è un modo di nascondere, oltre al dolore, anche il rimpianto di non averlo conosciuto ancora più a fondo. Quel rimpianto che a volte si mescola a desideri che solo il cuore può giustificare, perché non appartengono al cammino in questo mondo: per esempio il desiderio di averlo incontrato da giovane pieno di idee e di futuro, di ritorno dopo la guerra nel suo Casentino.
Difficile, in ogni caso, perché con le parole non si riesce ad abbracciare una vita come quella di Giuseppe. Una vita così lunga e ricca di successi, aspirazioni, affetti, passioni. Noi che da giornalisti viviamo di parole questa volta le parole non siamo in grado di trovarle e di metterle in fila.
Poi ci è tornata in mente questa frase, che uno di noi due – non importa chi – impiegò qualche anno fa, in una serata bella e commovente a Rondine, quando in tanti ci ritrovammo a festeggiare i 90 anni di Giuseppe.
«Semina i tuoi sogni, crescerà la tua vita».
Una frase che per chiunque di noi può essere vera, solo che in genere facciamo fatica a esserne consapevoli, anzi, non ce ne ricordiamo proprio. In pochi riescono a viverla in questo modo. Giuseppe è stato certamente tra questi.
Oggi che lui non c'è più vogliamo tenerci stretto il ricordo di come ha seminato i suoi sogni e di come ha fatto crescere la pianta della sua vita.
Bastava una stretta di mano, accompagnata dal suo sorriso e da una manciata di parole, per capirlo al volo: era un uomo dalla vita larga, generosa negli orizzonti e nelle speranze.
Certo, anche un imprenditore di successo. Ma di quelli che a noi richiamava una frase di George Bernard Shaw, il commediografo irlandese:
«Le persone che riescono in questo mondo sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano, e se non le trovano le creano».
Ecco, proprio così. Il suo successo era fatto di buone idee eseguite bene, magistralmente bene, ma con il cuore puntato nella giusta direzione. Ovvero un cuore aperto agli altri, un cuore disposto alla curiosità e alla novità, un cuore disposto sempre a raccogliere sempre nuove sfide. Perché era questo Giuseppe, un uomo che sapeva appassionarsi e alimentare la sua creatività giorno dopo giorno, anche in età avanzata.
In fondo è questa la vera saggezza: nient’altro che imparare dal passato, vivere per il presente, sognare per il futuro. Che è tutto ciò di cui abbiamo un terribile bisogno oggi più che mai.
Per questo siamo orgogliosi di aver conosciuto Giuseppe e di aver collaborato alla Fondazione che porta il suo nome per certi versi anche il suo sorriso:
il sorriso di chi sa che il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni.
Oggi ci viene da salutarlo con le parole di John Lennon
«La vita è tutto ciò che ci succede mentre facciamo progetti per il futuro».
Paolo e Massimo
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